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di Ervin Laszlo 14 dicembre 2012
1. Io sono parte del mondo. Il mondo non è fuori di me, ed io non sono fuori dal mondo. Il mondo è in me, ed io sono il mondo.
2. Io sono parte della natura, e la natura è parte di me. Io sono ciò che sono nella mia comunicazione e comunione con tutte le cose viventi. Io sono un immodificabile e coerente intero con la rete della vita sul pianeta.
3. Io sono parte della Società, e la Società è parte di me. Io sono ciò che sono nella mia comunicazione e comunione con gli altri miei simili. Io sono un immodificabile e coerente intero con la comunità degli umani sul pianeta.
4. Io sono più di un organismo materiale di pelle ed ossa: il mio corpo, le sue cellule ed organi sono manifestazioni di è veramente me: un sistema dinamico auto-
5. Io sono la più alta, più evoluta manifestazione dell’impulso verso la coerenza ed interezza nell’Universo. Tutti i sistemi spingono verso la coerenza e l’unità in interazione con tutti gli altri sistemi, e la mia essenza è questo impulso cosmico. E’ la stessa essenza, lo stesso spirito che è intrinseco in tutte le essere che nascono ed evolvono in natura, su questo pianeta o altrove nelle infinite estensioni dello spazio e del tempo.
6. Non ci sono confini assoluti e divisioni in questo mondo, solo punti di transizione dove un insieme di relazioni concede ad un altro di prevalere. In me, in questo sistema auto-
7. L’identità separata che assegno agli altri umani ed altre, è solo una comoda convenzione che facilita la mia interazione con loro. La mia famiglia e la mia comunità sono tanto quanto "me" come gli organi del mio corpo. Il mio corpo e la mia mente, la mia famiglia e la mia comunità, interagiscono e si intersecano, elementi variabilmente prevalenti nella rete delle relazioni che racchiude tutte le essere nella natura e nel mondo umano.
8. L’intera scala di concetti ed idee che separa la mia identità, o l’identità di ogni persona della comunità, dall’identità di altre persone e comunità, sono manifestazioni di questa convenzione, comoda, ma arbitraria. Ci sono solo gradienti che distinguono un individuo da un altro e dal loro ambiente, ma non ci sono confini e divisioni reali. Non ci sono "altri" nel mondo: siamo tutti sistemi viventi e siamo tutti parte di ognuno.
9. Cercare di mantenere il sistema che conosco come "me", attraverso una competizione spietata con il sistema che io conosco come "te" è un solenne errore: può danneggiare l’integrità dell’avvolgente tutto che incornicia entrambe le nostre vite, tua e mia. Io non posso preservare la mia vita ed integrità danneggiando quell’intero, anche se danneggiandone una parte sembri portare un vantaggio a breve termine. Quando nuoccio a te, o ad ogni altro intorno a me, io nuoccio a me stesso.
10. La collaborazione, non la competizione, è la strada maestra per l’integrità che caratterizza i sistemi sani nel mondo. La collaborazione richiede empatia e solidarietà, in definitiva amore. Io non amo e non posso amare me stesso se non amo te e gli altri intorno a me: siamo parti dello stesso intero e così siamo parti uno dell’altro.
11. L’idea dell’"auto-
12. "Il bene" per me e per ogni persona al mondo non è il possesso e l’accumulo di ricchezza di ogni risorsa materiale, ma è il mezzo per mantenermi nel mio ambiente. In quanto esclusivamente mio, requisisce parte delle risorse che tutte le essere han bisogno di condividere per vivere e prosperare. Il benessere esclusivo è una minaccia per tutte le persone nella comunità umana. E poiché io sono parte di questa comunità, alla fine è una minaccia anche per me, e per tutti coloro che lo mantengono.
13. Oltre al sacro intero che noi riconosciamo come il mondo nella sua totalità, solo la vita ed il suo sviluppo contengono ciò che i filosofi chiamano valore intrinseco; tutte le altre cose hanno solamente un valore strumentale: se e nella misura in cui aggiungono o migliorano il valore intrinseco. Le bene materiali nel mondo e le energie e le sostanze che esse ospitano o generano, hanno valore solo se e nella misura in cui contribuiscono alla vita ed al benessere nella rete della vita su questa Terra.
14. Ogni persona benestante ha piacere nel dare: è un piacere maggiore dell’avere. Io sono facoltoso ed intero quando apprezzo il dare sull’avere.La vera misura della mia realizzazione ed eccellenza è la mia buona volontà nel dare. Non è la quantità di ciò che do che misura la mia realizzazione ed eccellenza, ma la relazione tra ciò che io do, e ciò che la mia famiglia ed io abbiamo bisogno per vivere e prosperare.
15. Una comunità che valorizza il dare sull’avere è una comunità di persone sane, orientate a prosperare attraverso l'empatia, la solidarietà e l'amore tra i suoi membri. La condivisione migliora la comunità della vita, mentre il possesso e l'accumulo creano demarcazione, invitano alla competizione, ed alimentano l'invidia. La società della condivisione è la norma per tutte le comunità della vita sul pianeta, la società dell’avere è tipica solo dell’umanità odierna, ed è un'aberrazione.
16. Io riconosco il mio ruolo e la mia responsabilità nello sviluppare una Coscienza Planetaria in me e, con l’esempio, negli altri intorno a me. Io sono stato parte dell’aberrazione della coscienza umana dell’età moderna, ed ora desidero diventare parte dell’evoluzione che sopravanza l’aberrazione e guarisce le ferite che essa ha inflitto. Questo è mio diritto tanto quanto mio dovere, in qualità di membro conscio di una specie conscia di un pianeta prezioso ed ora criticamente messo in pericolo.